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Ecco come nasce il suono da un disco in vinile

vinile

Poche e semplici nozioni per capire come una puntina, una testina, un solco lungo 500 metri e un disco in vinile riescano a produrre un suono.

Avete mai guardato da vicino un disco in vinile chiedendovi come quei piccoli solchi sulla superficie nera possano creare il suono che sentite attraverso i vostri diffusori? Se la risposta è sì, siete finiti nel posto giusto. Mentre l’idea di base risale a circa 140 anni fa grazie al fonografo di Edison, il disco in vinile così come lo conosciamo oggi risale in realtà a circa 70 anni fa, quando, nel 1948, la Columbia Records lanciò il primo LP da 12 pollici con una dimostrazione pubblica tenutasi il 20 giugno presso il Waldorf-Astoria Hotel di New York. Il resto, come si suol dire, è storia.

Sembra tra l’altro impossibile uccidere questo formato, come dimostrano anche i recenti dati sul mercato musicale globale. È un meraviglioso pezzo di ingegneria che, ancora oggi, sembra quasi impossibile possa funzionare davvero. Ma in realtà funziona e, con l’attrezzatura giusta, lo fa divinamente.

Il solco

Il solco di un disco in vinile (ce n’è uno solo che si muove dolcemente verso centro del disco) misura di solito tra gli 0,04-0,08 mm di larghezza (a seconda del livello del segnale); se dovessimo sbrogliare questo “filo”, il solco si estenderebbe per una lunghezza di circa 500 metri. I due lati del solco siedono ad angolo retto l’un l’altro con il punto dell’angolo rivolto verso il basso. Ogni lato del solco trasporta ciò che può essere descritto come un movimento che rappresenta le informazioni audio del canale destro e sinistro.


Il lato più vicino al bordo esterno del disco trasporta il segnale del canale destro. Queste informazioni possono essere memorizzate in un’area piccola come un micron (un millesimo di millimetro) e si può quindi immaginare quanto sia difficile recuperare tali informazioni. Questo spiega anche la sensibilità dei giradischi alle vibrazioni esterne e ad altri disturbi.

La testina

Il compito della testina di un giradischi è tracciare questo lungo e stretto solco. Più in particolare, è compito della punta stilo farlo. La punta è fatta di una sostanza molto dura, normalmente diamante (parliamo di diamante industriale e non certo di qualcosa simile a un gioiello). Questa puntina di diamante è solitamente modellata in un piccolo punto (sebbene ci siano diverse forme che la puntina può prendere) che va a toccare il solco e ne segue le oscillazioni mentre il disco gira.

Testina MC

La natura e il grado del movimento della puntina sono ciò che si traduce nelle diverse frequenze e nel volume che si sente attraverso i diffusori. Questo movimento passa attraverso il cantilever (la piccola asta sulla quale è fissata la punta dello stilo) e quindi nel corpo della testina. A tal proposito esistono due tipi di testina: magnete mobile (MM) e moving coil (MC). Entrambe lavorano sul principio dell’uso del movimento per indurre la corrente grazie ai campi magnetici.

Ma, come indicano i nomi, in una (MM) il magnete si muove per indurre la corrente, mentre nell’altra (MC) è la bobina a muoversi mentre il magnete rimane fisso. Quindi, supponendo che stiamo parlando di una testina MM, un piccolo magnete è attaccato all’estremità nascosta del cantilever e mentre la punta dello stilo si muove, anche il magnete si muove. Il campo variabile del magnete fa sì che la corrente fluisca in minuscole bobine e questo è il segnale che esce dalla testina e che viene alimentato dal vostro amplificatore o da uno stadio phono dedicato.

Testina MM

Stadio fono

Che cosa fa esattamente uno stadio fono (o phono stage)? Le limitazioni fisiche del vinile implicano che il segnale originale debba essere alterato prima che possa essere registrato (le basse frequenze si riducono di livello e gli alti vengono aumentati). La curva che sta alla base di questa equalizzazione è stata fissata dalla RIAA (Record Industry Association of America) anni fa. Se avete mai collegato un giradischi direttamente a un ingresso a livello di linea, vi sarete accordi di come il volume sia estremamente basso e di come il suono sia sottile, metallico e quasi del tutto privo di bassi.

Ogni stadio fono ha una sorta di risposta inversa incorporata che amplifica i bassi e appiattisce gli alti fino alla giusta misura. Il risultato dovrebbe essere una presentazione tonalmente uniforme. Uno stadio fono è inoltre un amplificatore. I segnali delle testine possono arrivare a un millesimo di volt (l’uscita del CD è specificata a 2 V) e quindi il segnale deve essere amplificato in modo massivo.

Quindi, piuttosto che chissà quale forma di stregoneria, ottenere il suono da un disco in vinile risulta essere nient’altro che una tecnologia estremamente intelligente. Vale quindi la pena ricordare l’ingegnosità alla base di tale funzionamento quando si posiziona con attenzione la puntina dello stilo sul solco di un LP.

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