Nel 2022 negli USA si sono venduti 41 milioni di vinili contro 33 milioni di CD, ma sono sempre e comunque briciole rispetto allo streaming
945.000 e 480.000. Sono le copie vendute negli USA degli ultimi album di Taylor Swift e Harry Styles. Cosa c’è di strano? Sono copie riferite alla versione in vinile dei rispettivi album e sono anche numeri che testimoniano come il revival degli LP continui a furoreggiare anno dopo anno. Non a caso l’ultimo report della Recording Industry Association of America (RIAA) testimonia come nel 2022 siano stati venduti molti più vinili che CD, almeno negli USA (che rimane comunque il principale mercato discografico al mondo).
Un sorpasso che non avveniva dal 1987 e che ha portato i vinili a vendere 41 milioni di copie (71% del mercato fisico USA e +3% sul 2021) contro i 33 milioni di CD (-28% sul 2021). Per gli LP si tratta di una riconferma di come il trend a favore dei vinili non stia affatto rallentando come sosteneva qualcuno fino a poche settimane fa.
Questo sorpasso per numero di copie arriva tra l’altro dopo quello dei ricavi, visto che gli LP (soprattutto quelli doppi) costano di più dei CD e portano più soldi nelle casse delle case discografiche. Sempre nel 2022 i CD hanno generato ricavi per 482 milioni di dollari, mentre i vinili si sono spinti fino a 1,22 miliardi di dollari (ed erano già più di un miliardo nel 2021).
Si tratta comunque di numeri infinitamente più piccoli rispetto a tutto il mercato digitale fatto di streaming e download. Se infatti CD, vinili e cassette (tutto il fisico, insomma) contano insieme circa 1,7 miliardi di dollari di ricavi per una fetta del mercato dell’11% (erano 1,1 miliardi nel 2020), streaming e download insieme valgono 13,3 miliardi di dollari, di cui l’84% generato dagli abbonamenti ai servizi streaming e il resto dai download (3%).
Non che gli USA rappresentino il mercato discografico globale (mancano ad esempio dati precisi di tutta l’Europa o dell’America Latina), ma è lecito supporre che questo trend interessi anche tutti gli altri mercati, Italia compresa. Gli ultimi dati della Federazione Industria Musicale Italiana dello scorso anno parlavano infatti di 14 milioni di euro di ricavi dei vinili (+17,5% anno su anno) contro i 10 milioni di euro dei CD (-7,1%), per un totale dei supporti fisici del 19% a livello di fatturato contro l’81% rappresentato da streaming e download.
Percentuali molto simili a quelle del mercato USA, a testimonianza di un trend ormai avviato e per il quale, almeno di inattesi quanto improbabili scossoni, non si prevedono inversioni di marcia.
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