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Sempre più americani abbandonano i servizi di streaming video… e come dargli torto?

streaming video

Negli USA continua a crescere la percentuale di persone che cancellano uno o più abbonamenti ai principali servizi di streaming video

Per i servizi di streaming video sta diventando molto più difficile tenersi stretti i clienti statunitensi, le cui defezioni sono salite al 6,3% a novembre dal 5,1% dell’anno precedente. Inoltre, secondo i dati più recenti del fornitore di analisi degli abbonamenti Antenna, circa un quarto degli abbonati statunitensi ai principali servizi di streaming video (Apple TV+, Discovery+, Disney+, Hulu, Max, Netflix, Paramount+, Prime Video, Peacock e Starz) ha cancellato almeno tre di essi negli ultimi due anni. Due anni fa, questo numero si attestava al 15%, segno inevitabile che qualcosa sta cambiando nel difficile mercato dello streaming video.

Sotto pressione per migliorare la redditività ed evitare di dover riacquistare utenti, gli operatori di streaming stanno provando una serie di tattiche per fidelizzare i clienti, dal lancio di piani a basso costo supportati da annunci pubblicitari fino alla collaborazione con i rivali per la creazione di pacchetti speciali e all’offerta di sconti o mesi gratuiti.

Dal report emerge anche che una persona su quattro che disdice un servizio di streaming premium di solito si abbona nuovamente a quel servizio entro quattro mesi, e una su tre lo fa entro sette mesi (la metà lo fa entro due anni). “La fidelizzazione però non significa solo tenersi stretto un nuovo abbonato la prima volta. Si tratta di gestire una relazione per tutta la durata della vita del cliente” ha dichiarato Jonathan Carson, cofondatore e amministratore delegato di Antenna.


disney+
In Italia l’abbonamento a Disney+ con pubblicità costa 5,99 euro al mese

Gli operatori di streaming dovranno quindi diventare più sofisticati nel cercare di riconquistare i clienti. Ad esempio, potrebbero indirizzare gli annunci e le iniziative di marketing a coloro che tendono a guardare i film in un determinato periodo dell’anno. Ci sono poi, come già accennato, i piani con supporto pubblicitario, che offrono ai servizi di streaming un modo per attirare nuovi clienti e riconquistare quelli che hanno disdetto l’abbonamento e vogliono pagare meno.

Tra i clienti statunitensi che si sono iscritti a Disney+ per la prima volta a novembre o che hanno cominciata a pagare dopo un abbonamento di prova gratuito, quasi il 60% ha optato per il livello meno costoso con pubblicità. Questa percentuale si è rafforzata con le promozioni del Black Friday ed è aumentata nettamente rispetto al 25% del dicembre 2022, quando Disney+ aveva lanciato l’abbonamento con pubblicità.

Abbonarsi a tutti i servizi streaming video in Italia? In pochi potrebbero permetterselo.

Passando a Netflix, più di un terzo dei nuovi clienti negli Stati Uniti a novembre ha optato per il piano con pubblicità rispetto all’11% di un anno prima. Ormai buona parte degli operatori di streaming video afferma che i piani con supporto pubblicitario sono vantaggiosi per loro e per i clienti attenti al prezzo, in quanto consentono di ottenere entrate dagli abbonamenti mensili e, al tempo stesso, dalla vendita di pubblicità.

Nonostante questo nuovo approccio, l’aumento di chi smette di usare i servizi di streaming video non è certo un buon segnale per le piattaforme streaming, che devono vedersela con un aumento generalizzato del costo della vita, con l’alzamento dell’inflazione (che negli USA è però più limitato rispetto all’Europa), con il già citato aumento di prezzi dei servizi stessi e con il loro numero diventato ormai “soverchiante”. E se questi dati riguardano solo gli USA, non fatichiamo a immaginare una situazione simile anche dalle nostre parti.

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