AF Focus Insider

L’impianto al giorno d’oggi

impianto

Le sorgenti che si usano oggi per ascoltare musica sono principalmente in streaming per chi è un po’ più alla moda, il giradischi come novità per le nuove generazioni, o riscoperta per i vecchi audiofili che si erano buttati sul digitale e ora “rispolverano” i loro vecchi giradischi.
I miei articoli si rivolgono principalmente alle nuove generazioni, sperando di aiutarli a scegliere un impianto che soddisfi le loro aspettative, fornendo criteri di scelta che sono frutto di lunghi anni di esperienza in questo settore, dal lontano 1975.

Il principale criterio di scelta è dove si pensa di utilizzare l’impianto, cioè la grandezza della stanza e a quale distanza lo si vuole ascoltare.

Il secondo criterio, altrettanto fondamentale, è il tipo di musica che si preferisce.
Mi spiego, classica o jazz acustico, hanno un tipo di impatto e volume diverso da un concerto rock elettronico dove la pressione sonora generata dall’amplificazione è ben diversa.


Musica di una grande orchestra sinfonica ascoltata a 50 metri in auditorium, o un quartetto jazz in un locale, è ben diversa da un concerto rock con migliaia di Watts sparati da colonne di diffusori acustici.Ne discende che i gusti musicali sono diversi e quindi il tipo di sensazione che si vuole ottenere dal proprio impianto.
Se si predilige la classica o il jazz, si vorrà la trasparenza, l’immagine, la timbrica che possono fornire piccoli diffusori monitor di classica scuola inglese o nord europea.

 

Mi riferisco in particolare ai super classici Rogers LS3/5A, Harbeth, Acoustic Energy, Proac, Atc, oppure DALI, Guru, Amphion come esempi nord europei.

Se invece si predilige “l’impatto”, sempre parlando di nomi storici, possiamo rivolgerci a JBL o Klipsch.
Cito questi marchi, perché hanno fatto e fanno la storia dell’alta fedeltà, e molti si sono messi “in scia” seguendo e a volte migliorando questi classici.

Venendo al volume di ascolto ed alla dimensione della stanza, è d’obbligo considerare l’aspetto della dimensione dei diffusori.
Qui interviene il classico distinguo tra teoria e pratica.
La teoria dice: “la risposta in frequenza deve essere piatta da 20 a 20 mila Hertz altrimenti non è alta fedeltà”.
La pratica risponde: “se la frequenza di 20 Hertz è lunga 17 metri, come faccio a riprodurla in casa senza riempire la stanza di onde stazionarie e rimbombi”?
E’ chiaro che la questione non può essere risolta in poche righe, ma quello che voglio trasmettere è suggerire di rivolgersi a diffusori che si ambientino facilmente in locali medio/piccoli che rappresentano la stragrande maggioranza delle case moderne.

Come ho avuto modo in altri articoli di sottolineare, anche negli Stati Uniti, patria dei grandi diffusori (per i loro living) cominciano a proporre sempre di più diffusori di dimensioni contenute, ma ad alte prestazioni, vedi Wilson, TAD, Magico, Revel ecc.
Se qualcuno pensa che questi diffusori da supporto (o bookshelf come comunemente chiamati) non abbiano le prestazioni dei grandi sistemi, provino ad ascoltare in negozio questi con amplificazione e sorgente di alto livello, il meglio presente in dimostrazione.
Era un classico degli anni 80, dimostrare piccoli diffusori a fianco di modelli grandi e i clienti spesso credevano suonassero i diffusori maggiori.
In questo modo si spiegava anche la possibilità di migliorare nel tempo il proprio impianto senza cambiare i diffusori, che venivano scelti per le caratteristiche elencate prima, tipo di musica e ambiente.

In altre parole, scegliete il miglior diffusore per le dimensioni della vostra stanza, ascoltatelo al massimo delle sue possibilità e poi cominciate con una elettronica adatta al vostro budget, sapendo che poi volendo potete migliorare il vostro impianto nel tempo, senza cambiare continuamente diffusori tra grandi, piccoli, medi ecc.
Ma per fare questo ci vuole un vero negozio hifi…ne parleremo nel prossimo articolo.

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