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Monaco Hi-End 2022 e voglia di vintage: spopola l’hi-fi del passato

Mai come quest’anno il Monaco Hi-End ha messo in mostra prodotti (soprattutto diffusori) dal chiaro look vintage. Ci aspetta un futuro hi-end rivolto sempre più al passato?

Il Monaco Hi-End 2022 si è concluso da poco con il suo seguito di notizie, tendenze per il futuro e i soliti prodotti da sogno che pochissimi fortunati potranno permettersi. Ne abbiamo parlato soprattutto qui, ma oltre alle solite esagerazioni esoteriche c’è stata una tendenza che più di tutte ha contrassegnato l’edizione della fiera tedesca di quest’anno: il vintage.

A dire il vero questa voglia di ritorno al passato (soprattutto agli anni ’70 e ‘80) era già emersa negli ultimi tempi con l’incredibile revival del vinile sia come copie di dischi vendute, sia come fiorire di giradischi (super economici, all-in-one, portatili, super hi-end) che non si vedeva da decenni. Un revival che affondava le sue radici soprattutto nella voglia di tornare a “possedere” la musica e non solo ad ascoltarla digitalmente su PC, smartphone o DAP.

Ma questo discorso non può ovviamente valere per il mercato hi-fi e hi-end, dove logicamente la “fisicità” delle elettroniche e dei diffusori non è mai venuta a meno. Eppure, nonostante il vintage abbia da sempre un suo fascino indiscutibile in ogni settore di mercato, mai come quest’anno il Monaco Hi-End ha messo in mostra tendenze e prodotti che si fanno smaccatamente al passato, in molti casi riprendendo modelli famosi che furoreggiarono alla loro epoca e riproponendoli oggi con un’estetica pressoché immutata ma con diverse innovazioni “sotto il cofano”.


monaco hi-end
JBL L100 Classic

Lo si è visto soprattutto nei diffusori, dove la nuova tendenza al vintage può essere fatta risalire al 2019 con l’uscita dei JBL L100 Classic (riedizione del mitico modello del 1970) e con il loro notevole successo. Da lì in poi JBL si è ripetuta con altri diffusori e con l’amplificatore JBL SA750 in Classe G (chiaro omaggio nell’estetica ai modelli SA600 ed SA660 promossi dell’azienda americana a cavallo tra ’60 e ’70). Sono poi seguiti, tra i tanti, Wharfedale con i diffusori da stand Linton e Yamaha con i suoi più recenti amplificatori integrati dal look smaccatamente old-style (si vedano solo i C-5000 e M-5000).

Al Monaco Hi-End 2022 ne abbiamo poi visti di tutti i colori. Mission ha mostrato i diffusori 700s e una nuova versione dell’amplificatore 778 (che, a dirla tutta, non fu questo grande successo all’epoca della sua uscita), mentre Wharfedale ha fatto brillare gli occhi ai nostalgici con i diffusori vintage Aston e Dovedale (ne abbiamo parlato qui).

Wharfedale

E poi ancora la serie Windsor di Castle, una gamma di due modelli da stand dall’aspetto decisamente ingombrante (e molto “seventy”) con unità medio/bassi da 6,5 e 8 pollici. Persino un brand relativamente giovane come Fyne Audio, che di certo non ha vissuto quei decenni d’oro per l’hi-fi, ha rivelato due nuove gamme di diffusori retrò di fascia alta chiamate Classic e Vintage con prezzi da 3500 a 30.000 sterline. Passando al revival anni ’80, Epos ha mostrato il diffusore da stand ES14N (revisione del mitico ES14), mentre abbandonando i diffusori si sono viste tantissime novità “vinilitiche” tra giradischi, testine e bracci, con anche una buona quantità di novità valvolari come il bellissimo integrato Audio Research I50.

A dire il vero gli appassionati non hanno mai abbandonato il mondo valvolare, ma se ci pensiamo bene le valvole sono state sostituite dai transistor nell’elettronica di tutti i giorni quasi mezzo secolo fa e, più recentemente, l’uso di amplificatori di classe D ad alta efficienza è aumentato a dismisura grazie al loro rapporto qualità-prezzo sempre più invidiabile.

Il vintage secondo Mission

Non che siano mancati annunci e presentazioni di prodotti più in linea con la contemporaneità, ma usciti dal Monaco Hi-End 2022 si ha la netta sensazione di essere tornati indietro nel tempo. Non è affatto una brutta cosa, intendiamoci, e forse c’era anche da aspettarselo. Dopotutto gli appassionati di alta fedeltà di fascia alta, che poi è il pubblico a cui è rivolta la fiera tedesca, non sono certo dei ventenni. Hanno anzi un’età media (e certe disponibilità economiche) che ha permesso a molti di loro di vivere da giovani quegli anni formidabili per la storia della musica e dell’hi-fi in generale.

Logico quindi che i produttori di hi-fi, ormai poco interessati ad attrarre il pubblico giovane se non con speaker Bluetooth e auricolari true wireless che raramente fanno rima con alta fedeltà, stiano tentando con grande convinzione di toccare il nervo scoperto degli appassionati più adulti con la carta della nostalgia.

Valvole e vinile: cosa c’è di più vintage?

E forse, dopo anni in cui il design dei diffusori ha puntato molto su dimensioni compatte e forme moderne e slim, c’è anche voglia di rimettersi in casa speaker più imponenti e “ciccioni” e con finiture in vero (o finto) legno che diano il gusto dell’alta fedeltà che fu. O, parlando di elettroniche, la recente corsa alla comodità e a un’infinita lista di funzioni (streaming, comandi vocali, multi-room) può aver stancato chi, sempre guardando al passato, preferisce l’essenziale e le prestazioni al posto della versatilità.

Ancora una volta, non vediamo nulla di male in questa riscoperta del passato, che potrebbe persino far appassionare qualche giovane volenteroso all’alta fedeltà di mezzo secolo fa (anche se i prezzi di questo nuovo vintage rimangono mediamente alti), ma una cosa è certa. Se c’è così tanta voglia di rifugiarsi nel passato (vuoi anche solo per una questione puramente estetica), vuol dire che c’è anche un certo rigetto verso la contemporaneità. E di questo i produttori hi-fi dovranno inevitabilmente tenere conto per le loro proposte future.

© 2022, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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