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Upgrade e downgrade: come progredisce una passione

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Chiaramente si tratta di termini inglesi, prontissimi allorquando si tratti di identificare un qualsiasi contesto mediante la parola giusta – si pensi a suoni onomatopeici come slam e crash – che però identificano chiaramente cosa esattamente accade quando si decide di andare avanti, ovvero di aumentare la qualità d’ascolto attraverso la sostituzione di uno o più componenti. Ma come stanno le cose esattamente? Cerchiamo di far luce 

Qualsiasi contesto, che riguardi una passione, un hobby saltuario oppure finanche l’ambito lavorativo, vede inevitabilmente crescere con il passare del tempo la considerazione verso aspetti inizialmente tralasciati o la nascita di nuove esigenze.

A ben vedere però, il primo effettivo upgrade che si verifica è in realtà mentale: una volta ben compresi determinati aspetti o fatti propri concetti tecnici inizialmente meno noti e frequentati, le successive scelte risulteranno certamente più appropriate evitando di gettare inutilmente denaro.

Qualsiasi appassionato – ovviamente mi ci metto io per primo – rammenta senza problemi quando all’inizio della passione per l’alta fedeltà fosse – basicamente – un perfetto ignorante, intendendo con ciò la mancata conoscenza di aspetti che possono risultare anche fondamentali nella scelta di un componente; non solo, era spesso preda di acquisti compulsivi fatti sulla base di momentanei e ripetuti slanci amorosi verso qualche componente innovativo, una sorta di upgrade continuo ed incessante, un aspetto immancabile, almeno all’inizio.


In questo modo molti hanno fatto letteralmente incetta di componenti quasi avessero dovuto allestire un museo dell’audio, acquistando e rivendendo di continuo e rimettendoci una barca di soldi; più che di upgrade si può quindi parlare di sidegrade – qualcosa che in sostanza lascia le cose come sono – in pratica è come se non aveste fatto assolutamente nulla per migliorare, di certo però avete fatto un investimento economico a vuoto!

 Un gigantesco sistema frutto di un lungo e costoso percorso: spazio e soldi permettendo è possibile esagerare raggiungendo livelli di upgrade elevatissimi

 

Personalmente, se ripenso alle scarse nozioni di cui disponevo inizialmente, mi rendo conto di quanto non prendessi in considerazione elementi che successivamente, ovvero in base all’esperienza fatta nel tempo, mai e poi mai avrei più tralasciato: termini come potenza in watt RMS e corrente in Ampere, che notoriamente sono alquanto differenti, erano interpretati in modo alquanto lacunoso, con il primo considerato molto più del secondo – che come sapete è invece quello che caratterizza notevolmente le prestazioni di un sistema di amplificazione – quasi sempre tralasciato. In altre parole, la blanda conoscenza di come effettivamente funzionasse un amplificatore, portava a sottostimare determinati elementi, magari proprio quelli che facevano la differenza!

Ottimo esempio è costituito dal fattore di smorzamento, contesto che potete approfondire in questo interessante articolo.

Da avido lettore di articoli tecnici, col passare del tempo mi sono fatto una discreta cultura in materia, tale da poter fare scelte molti più sensate ed assolutamente non basate su concetti che non avevano un effettivo rilievo all’ascolto o ne avevano molto poco, ed in questo modo ho anche risparmiato molto denaro.

Come recita il titolo, termini come upgrade e downgrade – ormai più che noti agli appassionati – sottintendono in modo diverso il progresso che usualmente accompagna per mano l’appassionato verso le vette della riproduzione sonora. Occorre fare comunque una distinzione, visto che il termine upgrade suggerisce una crescita prestazionale, mentre il secondo può far sospettare che si tratti di soldi buttati, in virtù del fatto che  sostanzialmente la traduzione in italiano suona come “retrocessione”.

In realtà, come abbiamo già esaminato in altri articoli – qui ad esempiol’opportuna sinergia tra i componenti è il fattore chiave che porta ad un risultato vincente, non esiste alternativa.

Amplificatori sottodimensionati in unione a diffusori dall’impedenza difficile o dalla scarsa efficienza, non potranno far altro che dar luogo a prestazioni mediocri, lo stesso per quanto riguarda l’unione tra un poderoso sistema di diffusione sonora – spesso scelto per blasone piuttosto che in relazione alle prestazioni concretamente ottenibili – ed un amplificatore non in grado di pilotarlo a dovere, due esempi tutt’altro che rari, purtroppo.

Un sistema basic ben assortito è perfettamente in grado di regalare un ascolto più che soddisfacente

 

Questo il motivo che giustifica la scelta di un componente che potremmo a ragione definire non migliore o peggiore ma opportuno, giacché il suo inserimento darà luogo ad un rinnovato equilibrio in grado di produrre un migliore risultato sonoro, allora sì che si parla di upgrade.

Procedendo in questo modo, ovvero senza lasciarsi rapire da prestazioni che in fin dei conti non è detto che si possano raggiungere – non sempre il meglio del meglio è correlato a prestazioni ineccepibili e porta ad un effettivo upgrade del sistema – potremmo realizzare un impianto di qualità, il quale, oltre che contribuire all’ascolto in modo emozionante, non ci farà rimpiangere i soldi spesi per l’acquisto, una condizione potenzialmente in grado di allontanare dalla più torrida delle passioni.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

 

 

 

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