Editoriali I consigli di AF Digitale

SISTEMI AUDIO DEFINITIVI: TRA REALTÀ E FANTASIA

Qualsiasi appassionato di audio ha sempre pronta in tasca la sua personale lista delle apparecchiature più prestigiose, elettroniche solitamente molto costose e pressoché inarrivabili a causa di prezzi al limite dell’oltraggioso, quanto meno per i comuni mortali.

Peccato che fin troppo spesso si tratti di impianti audio realizzati esclusivamente su carta, un gioco che un tempo – ovvero agli albori di questa passione – ero uso fare anch’io nei lunghi pomeriggi trascorsi ad ascoltare musica.

Consultando febbrilmente il mitico Annuario di Suono insieme ad alcuni amici altrettanto appassionati, lasciavamo a briglie sciolte la nostra fantasia – già più che fertile di suo – allestendo sistemi ad Alta Fedeltà messi insieme più che altro in base al prezzo e soprattutto al censo, un atteggiamento per certi versi privo di logica, perché alla base delle scelte effettuate vi era immancabilmente ed esclusivamente solo l’elevato costo del prodotto; diciamo pure che all’epoca le caratteristiche tecniche a quei livelli erano praticamente accessorie.

Ed era logico che fosse così, la mancanza di esperienza induceva a ritenere che il costo elevato e le doti sonore del dispositivo fossero inevitabilmente corrispondenti, caratteristica magari reale ma totalmente svincolata da quella che più volte abbiamo indicato essere una delle componenti di base di un buon sistema audio: la sinergia tra i componenti.


Altrimenti sarebbe fin troppo semplice, basterebbe fare come il classico (ed immancabilmente ignorante) “arricchito” che acquista un dato bene – di cui spesso nemmeno comprende le qualità – solo perché costoso.

Navigando per forum, attività che inevitabilmente compiamo anche noi in qualità di appassionati, desta una certa sorpresa leggere interminabili liste di sistemi audio di qualità ritenuta definitiva – esiste questo termine nel vocabolario audiofilo? – messe insieme da appassionati non certo di primo pelo.

Scorrendo gli elenchi si ha modo di leggere i marchi che solitamente popolano i sogni degli appassionati, quasi sempre gli stessi da sempre: McIntosh, Accuphase, Klipsch, B&W ed altri meno noti e frequentati ma ovviamente costosi al fine di poter figurare in un sistema definitivo.

La cosa poi che più lascia interdetti è leggere che nell’elenco, in qualche caso, sono compresi perfino i cavi di segnale (un po’ meno quelli di potenza, chissà perché) – una sorta di pacchetto all-inclusive in pratica – un elemento che da sempre accende infuocate discussioni in merito al suo (effettivo) contributo.

Il nostro pensiero in merito lo abbiamo espresso più volte in qualche articolo – qui ad esempio – e almeno per quanto mi riguarda non è mai cambiato col passare del tempo; se posso essere d’accordo sull’utilizzo di cavi di qualità terminati con ottimi connettori, conferire a questi doti fin quasi taumaturgiche non ha alcun senso pratico, serve solo a riempire le tasche di chi lo vende.

Pertanto, avendo ben presenti le qualità reali di un cavo, è facile comprendere – sebbene alcuni ritengano l’esatto contrario – come questo non sarà mai in grado di risolvere criticità importanti in un sistema audio, al massimo sarà in grado di apportare minime rifiniture all’assetto timbrico generale, probabilmente utili ma percentualmente parlando di scarso impatto, tranne situazioni davvero particolari.

La cosa ancora più assurda – vieppiù confermata dalle dichiarazioni degli stessi appassionati – è che molto spesso questo genere di elenchi non deriva da ascolti concreti ma solo da pura fantasia, un insieme di ipotesi che porta a mettere insieme un dato numero di componenti confidando nel fatto che devono per forza suonare bene poiché costosi.

Ma la cosa peggiore – soprattutto considerando la spesa elevata da sostenere – è l’assoluta certezza del risultato finale in termini di ascolto a partire da un progetto su carta!

Questo atteggiamento in parte ci sorprende, non solo perché come detto proviene spesso da appassionati di cui si presume una certa esperienza ma anche perché ad oggi, contrariamente al passato, farsi una cultura non è troppo difficile, basta leggere – e soprattutto interpretare correttamente – la notevole mole di affidabile documentazione tecnica reperibile in rete.

In questo modo ci si forma una sorta di glossario audio cui ricorrere al fine di meglio comprendere il reale funzionamento di un’elettronica, circostanza che in teoria evita di lasciarsi attrarre dal richiamo delle innumerevoli sirene inevitabilmente presenti sul web, evitando al contempo di cadere in tranelli commerciali buoni per far guadagnare soldi al furbastro di turno.

Il consiglio resta sempre quello di informarsi bene senza troppo credere alle numerose fiabe reperibili in rete, ma soprattutto ascoltare e giudicare con le proprie orecchie, molto meno propense a raccontare balle alterando la percezione della realtà sonora.

Come al solito, ottimi ascolti!!!

 

 

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