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IL RITORNO DELLE AUDIO CASSETTE: l’ennesimo ed inutile rigurgito tecnologico.

Ormai è chiaro, la ciclotimia che accompagna l’Alta Fedeltà inizia davvero a diventare pericolosa e se alcuni ritorni sulla scena possano essere graditi, di altri se ne farebbe volentieri a meno, come le Audio Cassette.

Di corsi e ricorsi più o meno storici se ne rintracciano a iosa, quasi nessun argomento sfugge a qualche forma di revisionismo che tenti di mettere in luce caratteristiche positive più o meno sottovalutate all’epoca: vinile, valvole, controlli di tono ben lo dimostrano.

Non è questo il caso delle Audio Cassette, argomento oramai morto e sepolto da lungo tempo anche in virtù di una qualità che potremmo definire senza tema di smentita come “limitata”.

Sorvolo sul fatto che vi siano appassionati che osannano tale supporto ritenendolo addirittura superiore allo standard digitale oppure – anatema! – al vinile, possibilmente quello fatto a regola d’arte, che in effetti ne ha di frecce al suo arco, anche piuttosto appuntite.


Ma la cassetta no, per favore, non è possibile che nel 2024 ci sia ancora qualcuno che la ritiene superiore a standard di ben altra caratura – addirittura dimostrabile strumentalmente! – in grado di fornire prestazioni sonore elevatissime.

Per chi non conservasse memoria del fenomeno Audio Cassette – o per coloro che non ne hanno proprio essendo nati alla fine del suo ciclo vitale – occorre rammentare che la sua invenzione risale al 1963, anno in cui la PHILIPS mise sul mercato il simpatico supporto.

Per chi volesse approfondire basta andare su Wikipedia (ma non solo) per trovare tutte le informazioni possibili sull’argomento, al momento vi elenco tre dei limiti oggettivi di questo supporto: dinamica, risposta in frequenza e rapporto S/N.

Converrete che limiti associati a questi valori hanno un impatto potenzialmente devastante sulla riproduzione, guarda caso l’aspetto che più ci interessa, quello per cui perdiamo il sonno la notte cercando la soluzione che possa condurci alla prestazione assoluta, ammesso che esista.

Allo stesso tempo non possono essere dimenticati i benefici che la sua invenzione ha apportato, ad esempio la possibilità di far uscire di casa la nostra amata musica per poterne fruire in altre situazioni come l’automobile oppure passeggiando; chi non ricorda il mitico SONY WALKMAN?

Non solo, grazie alle Audio Cassette si è resa disponibile la possibilità di registrare la nostra musica preferita risparmiando, magari grazie all’amico che ci prestava il disco – un aspetto non molto diverso dallo scambio di file oggi fin troppo frequentato – circostanza che permetteva di aumentare la propria collezione di opere musicali, sebbene fosse una copia e non l’originale.

Ma (ci) andava bene anche così, almeno ai tempi che furono.

Tuttavia, e le orecchie possono testimoniarlo ampiamente, tra copia ed originale vi erano delle differenze, in qualche caso piuttosto evidenti in altri meno, che ovviamente derivavano della piastra utilizzata – becera traduzione del termine anglosassone DECK con cui era solitamente identificato il registratore – dispositivo la cui complessità tecnica in alcuni modelli si spingeva in concreto molto in alto.

Meccaniche sofisticatissime accompagnate alla gestione automatizzata dei parametri di riproduzione/registrazione erano il campo nel quale era riversata la sapienza del produttore; aziende come NAKAMICHI, TEAC, PIONEER e SONY erano le prescelte laddove la prestazione dovesse essere inappuntabile.

Io stesso mi ero dotato di un registratore SONY TCK-777-ES (acronimo di Extreme Standard, l’allora serie di punta del brand) di costo, prestazioni e peso parecchio elevati.

Dotato di oscillatore interno ed ovviamente a tre testine – onde permettere il monitoraggio in tempo reale della registrazione – consentiva la perfetta taratura dei parametri di registrazione e del BIAS, la corrente di premagnetizzazione necessaria per tirare fuori il meglio dallo specifico nastro ed era dotato di Dolby C oltre che del consueto B, un sistema di riduzione del rumore tipico di questi dispositivi e maggiormente performante.

Al contempo, aziende quali TDK, MAXELL, SONY e molti altri nomi – alcuni di derivazione professionale come la statunitense AMPEX – immisero sul mercato sofisticatissime cassette le cui prestazioni erano concretamente elevatissime la cui cuspide tecnologica era rappresentata dalla versione Metal, croce e delizia degli amanti della registrazione.

Qualcuno rammenta la costosissima TDK-MA?

A prescindere da tutto questo, se questo standard poteva andare bene all’epoca, in tutta onestà, al giorno d’oggi appare quasi ridicolo – peggio che mai auspicarne il ritorno – visti anche i reali progressi fatti dall’elettronica di consumo, oramai in grado di esprimere prestazioni davvero eccellenti, senza nemmeno la necessità di spendere cifre consistenti tra l’altro.

Il REVOX B77 MkII: iconico registratore a bobine Made in Switzerland

 

Il solo peso e conseguente ingombro di un sistema idoneo alla lettura di questo supporto sarebbe improponibile al giorno d’oggi – se poi ne facciamo un discorso nostalgico nulla vieta di portarsi dietro un registratore a bobine a mo’ di zainetto, magari un bel REVOX, perché no – soprattutto in virtù della possibilità di avere a disposizione praticamente tutto con qualità Hi-Res ed ingombri minimi.

Mi astengo dal commentare i costi rilevati sul Web circa le cassette poste in vendita che ovviamente non possono che essere NOS – attenzione a possibili fenomeni di smagnetizzazione – letteralmente fuori da qualsiasi logica commerciale, tranne quella di far soldi grattando il fondo del barile.

Attendiamo con ansia il ritorno del 78 giri……

 

Come al solito, ottimi ascolti!!

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