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Audio in alta risoluzione e wireless: la rivoluzione Ultra-Wideband

musica liquida

Il Bluetooth non sarà mai in grado di assicurare una vera esperienza di audio in alta risoluzione e il W-Fi ha ancora troppi limiti per essere usato su cuffie e auricolari. La vera svolta? Ultra-Wideband

Abbiamo parlato a più riprese di quanto sia difficile (per non dire impossibile) assicurare una vera esperienza di audio in alta risoluzione tramite Bluetooth usando cuffie o auricolari. Non parliamo tanto del supporto per i 24 bit/96 kHz, che un codec come LDAC è in grado di raggiungere (aptX HD si ferma invece a 48kHz), ma del fatto che questi segnali vengono sempre e comunque compressi nel loro tragitto senza fili tra la sorgente e le cuffie/auricolari Bluetooth.

Si finisce così con il parlare di Hi-Res “lossy”, ovvero con perdita di dati dovuta alla compressione; LDAC, ad esempio, non supera i 990 kbps (e scala molto spesso verso il basso), quando il segnale audio di un CD (quindi nemmeno in alta risoluzione) è pari a 1,4 Mbps. Il tanto chiacchierato aptX Lossless può raggiungere circa 1,2 Mbps ma solo in condizioni ideali (cioè in un ambiente senza altre connessioni wireless). Si tratta del valore più alto raggiunto oggi in ambito Bluetooth, ma siamo sempre e comunque sotto gli 1,4 Mbps di un CD Audio e molto (ma molto) sotto i circa 25 Mbps di un PCM a 32-bit/384kHz (va beh, abbiamo esagerato, ma è giusto per farvi capire i valori in gioco).

LDAC fornisce un trasmissione tramite Bluetooth sempre e comunque lossy, ovvero con perdita di dati.

Di fatto, nel mondo reale, il Bluetooth non può superare un data rate di 1,5 Mbps e anche il nuovo codec SCL6 (conosciuto anche come MQAir) non può fare miracoli quando la trasmissione avviene tramite Bluetooth. C’è un però. Se infatti questo codec può raggiungere i 384kHz e scalare verso il basso fino a 200kbps (con una compressione quindi molto invadente), tramite Wi-Fi e Ultra-Wideband (UWB) può arrivare a un data-rate massimo di 20Mbps, cosa impensabile tramite Bluetooth.


Il problema è che il Wi-Fi inserito in cuffie o in auricolari pone diversi problemi sia di natura sanitaria (è salutare stare anche per diverse ore al giorno con un dispositivo Wi-Fi nelle o sulle orecchie?), sia di usabilità, con un’autonomia che risulterebbe inevitabilmente molto più bassa rispetto a quella assicurata dai bassi consumi del Bluetooth.

Escludendo quindi una trasmissione hi-res wireless tramite Wi-Fi almeno per quanto riguarda cuffie e auricolari (per gli speaker il discorso è ovviamente diverso), l’altro modo per sfruttare al massimo il codec SCL6 è tramite Ultra-Wideband (UWB). Si tratta di una tecnologia wireless utilizzata già da diverso tempo seppur non in campo audio (è molto comune, ad esempio, in ambito IoT). I suoi principali pregi sono i bassissimi consumi, l’alta capacità di penetrazione attraverso i muri, la maggiore portata (un segnale UWB arriva a 70 metri e fino a 200 in campo aperto) e velocità di trasmissione molto elevate, che non avrebbero nessun problema a supportare un segnale audio hi-res senza alcuna compressione.

Ultra-Wideband
MQAir è la denominazione originale dell’attuale SCL6

I chip UWB sono tra l’altro disponibili da anni in diversi smartphone (dagli iPhone 11 in poi, alcuni Samsung Galaxy di fascia alta e altri ancora) e se vi state chiedendo perché nessun produttore abbia optato per cuffie o auricolari con connettività UWB, è presto detto. Questa tecnologia soffre infatti del cosiddetto “body blocking”, un fenomeno che accade quando il corpo umano blocca il percorso di trasmissione wireless. La conseguenza è che il segnale wireless può peggiorare notevolmente perché le onde radio create dalle antenne esistenti vengono riflesse o assorbite dal corpo umano.

Ascoltare musica in simili condizioni, tra glitch e perdite improvvise del segnale, sarebbe impossibile, ma c’è chi ha pensato a risolvere questo problema. La compagnia irlandese AntennaWare ha infatti realizzato BodyWave, un’antenna UWB capace di incrementare la potenza del segnale fino a 25dB in modo da evitare la degradazione dovuta al body blocking. E il bello è che, a differenza dei codec Bluetooth tradizionali, basta avere questa antenna all’interno di una sola delle due parti in gioco (sorgente audio e cuffie/auricolari) per sfruttarne appieno le capacità.

Al momento però è stato annunciato un solo prodotto con connettività UWB e antenna BodyWave integrate e si tratta delle cuffie wireless PSB con supporto per il codec SCL6 di cui abbiamo già parlato qui. Un modello ancora lontano dalla commercializzazione (si parla comunque di 2024) ma che, potenzialmente, ha tutte le carte in tavola per fornire un vero segnale audio in alta risoluzione e senza alcuna compressione (Linear PCM a 24-bit/96kHz).

Restano però ancora molte incognite, non ultimi il prezzo di queste cuffie (che sarà molto elevato) e se i chip UWB all’interno degli smartphone odierni (che ricordiamo non essere stati sviluppati con in mente la musica) saranno o meno in grado di trasmettere un segnale audio bit-perfect a 24-bit/96kHz. Insomma, c’è ancora molto da fare, ma se non altro c’è finalmente la consapevolezza che per una vera esperienza hi-res wireless il Bluetooth non sarà mai abbastanza, il Wi-Fi ha ancora troppi limiti per un suo utilizzo in-ear/on-ear e l’UWB è il futuro… speriamo non troppo lontano.

© 2023, MBEditore – TPFF srl. Riproduzione riservata.

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